domenica 19 febbraio 2012

Resoconto assemblea 13/02. Le idi di Marzo: elezioni e rappresentanza

di Marco Mascioli e Domenica Passavanti

La riunione di lunedì 13/02 è stata dedicata interamente alla questione delle prossime elezioni dei rappresentanti degli studenti. Prima di introdurre l’argomento, riteniamo utile specificare in che modo abbiamo deciso di strutturare il resoconto: una prima parte prettamente informativa, nella quale cercheremo – per quanto ci è possibile – di far chiarezza su qual è lo “stato dell’arte” della rappresentanza, presentando ciò che emerso dagli incontri tenuti nella stessa giornata di lunedì con il vicepreside Violani, la prof.ssa Ferri ed il prof. Couyoumdjian (questi ultimi sono stati contattati nelle vesti di membri della Giunta di Facoltà, l’Organo a cui è stata delegata la messa a punto del nuovo regolamento per l’elezione della rappresentanza all’interno dei diversi organi di Facoltà); una seconda parte nella quale saranno sviluppate alcune riflessioni, che intendono ricollegarsi con quanto emerso nel resoconto del 7 febbraio, con l’intento di mantenere diversi livelli di lettura dei fenomeni organizzativi di cui ci stiamo occupando.

Partiamo da ciò che possiamo prendere come dato certo: a marzo (presumibilmente nella seconda metà del mese) saranno indette le elezioni dei rappresentanti. La scelta di marzo non è casuale per effetto di quanto stabilito nello Statuto Frati: i giorni utili per le elezioni devono necessariamente coincidere con il periodo di lezione e, dato l’accorpamento (per quel che riguarda il secondo semestre, a Psicologia le lezioni terminano a marzo, a Medicina cominciano a marzo), il mese di marzo si impone come scelta obbligata. Altro dato certo è che nei giorni di elezione non vi sarà blocco della didattica, a vantaggio dell’affluenza che sarebbe inevitabilmente ridotta (il che è tutto dire) in caso contrario.
Se avete l’impressione che il quadro che vi stiamo delineando sia quello di un processo perfettamente governato, coerentemente pianificato, chiaro ed esaustivo rispetto alle elezioni ed alla rappresentanza, vi sbagliate di grosso.
Il Vicepreside Violani, infatti, ci ha comunicato, con nostra grande sorpresa, che le prossime elezioni non sono quel che ci aspettavamo: esse non riguarderanno il Consiglio di Facoltà, l’Organo che allo stato attuale vede un vuoto di rappresentanza studentesca preoccupante, luogo decisionale delle questioni più specificamente “politiche” della Facoltà. Le prossime elezioni, invece, riguarderanno i CdL (i Consigli dei Corsi di Laurea), che nella nuova organizzazione dovrebbero rappresentare gli Organi base con funzioni di gestione e pianificazione dell’attività didattica e che prevedono al loro interno la presenza di 3/4 rappresentanti degli studenti per Corso di Laurea (senza entrare troppo nel dettaglio, la quota di rappresentanti degli studenti è proporzionale al numero di docenti afferenti al singolo Corso, oltre che al numero di studenti iscritti). A questo punto Violani, di fronte alle nostre facce gradualmente sempre più incerte e sconcertate, comincia un rapido excursus sui motivi, gli ostacoli, le infinite prove di accomodamento e problem solving a cui la dirigenza è stata sottoposta negli ultimi tempi pur di garantire agli studenti una data certa di elezioni ed il perfezionamento di una serie di “strumenti” tecnici atti ad allargare la base di eleggibilità dei rappresentanti e l’elettorato attivo e passivo per i diversi corsi. Tutto molto bello, ma le elezioni dei Consigli di Facoltà quando si terranno? Ebbene, la risposta ufficiale è che nemmeno Violani lo sa. Il problema originerebbe da non meglio identificate pressioni da parte del Senato Accademico (in particolare, da alcune frange particolarmente scomode della rappresentanza studentesca in Senato) per ottenere un Election Day generale per l’elezione dei rappresentanti dei Consigli delle singole Facoltà, del Senato Accademico e dei Consigli di Amministrazione, ovvero di quegli Organi Centrali d’Ateneo determinanti per quel che riguarda le decisioni amministrative, organizzative e politiche più ampie e trasversali. L’Election Day sarebbe funzionale, ancora una volta, per garantire un’affluenza maggiore accorpando diverse votazioni in un unico periodo elettorale e, dunque, per ottenere un numero maggiore di rappresentanti nei singoli Organi (soprattutto in quelli Centrali). Tuttavia, a detta dello stesso Ziparo (questo è quanto ci ha riferito il prof. Couyoumdjian), la strada dell’Election Day non è percorribile, dal momento che il mandato dei rappresentanti di Senato Accademico e CdA scadrebbe nel 2013, mentre la scadenza del mandato dei rappresentanti in Consiglio di Facoltà sarebbe imminente. Qui sta la seconda sorpresa/scoperta: gli attuali rappresentanti in CdF, quelli votati nel 2009, risulterebbero ancora in carica a tutti gli effetti. Questo spiegherebbe perché nei verbali dei CdF essi sono segnati come “assenti ingiustificati” e perché continuano a ricevere le notifiche e gli inviti ai CdF via mail. In soldoni – secondo la versione recente di Violani – il presunto decadimento dei rappresentanti a seguito dell’accorpamento (che ci era stato riferito da diversi ex-non-più-ex rappresentanti in via informale) sarebbe una leggenda metropolitana senza fondamento (così come senza fondamento sarebbe la versione per la quale era stato inviato un fax ai rappresentanti che avvisava dell’avvenuto decadimento della carica). Semplicemente, i rappresentanti in carica, da un certo momento in poi, non si sono più presentati in Consiglio e per questo verrebbero segnalati come assenti ingiustificati. I rappresentanti che per diversi motivi specifici (ad esempio l’abbandono del proprio percorso di studi) sono effettivamente decaduti, possono essere sostituiti dai candidati immediatamente successivi nelle liste presentate durante le ultime elezioni, liste che tuttavia andrebbero in questo caso recuperate nei misteriosi archivi elettorali, di cui al momento non conosciamo nemmeno la collocazione, cosa che ipotizziamo valga per la stessa segreteria.
La presenza dei rappresentanti in Consiglio di Facoltà – che dunque risultano ancora in carica – in questo momento sarebbe essenziale per due ordini di motivi: da una parte per poter accedere in tempi brevi ai verbali dei CdF, che potrebbero così essere divulgati in via informale a tutta la popolazione studentesca. Verbali che diventano quanto mai significativi, dal momento che dovrebbe essere imminente l’approvazione del nuovo regolamento per le elezioni dei rappresentanti; dall’altra per poter richiedere ufficialmente le nuove elezioni del CdF, possibilmente da accorpare alle elezioni dei CdL di marzo. I tempi sono strettissimi, dal momento che in settimana dovrebbe riunirsi un CdF straordinario nel quale saranno definitivamente stabiliti tempi, date, modalità per le imminenti elezioni, ed il rischio è ritrovarci (stavolta ufficialmente) senza rappresentanza all’interno dei Consigli di Facoltà per un tempo indeterminato.
Tuttavia, sembra che esista una strada alternativa per ottenere le elezioni dei CdF in tempi più o meno brevi, strada caldeggiata dallo stesso Violani, che consisterebbe nell’invio di una lettera, firmata da quanti più studenti possibili, al Preside Ziparo in cui si richiede ufficialmente l’indizione di nuove elezioni. A noi sembra utile percorrere entrambe le strade, e per questo riteniamo che, viste la situazione di emergenza e la necessità di unire le elezioni di CdF e CdL nello stesso periodo, la possibilità di avere almeno un rappresentante nel CdF di questa settimana sia particolarmente vantaggioso per presentare le nostre richieste.

La ricerca di informazioni relative alla rappresentanza studentesca negli Organi collegiali della facoltà ci ha dato modo di riflettere e fare ipotesi sulle prassi che potrebbero organizzare questa questione per noi studenti tanto quanto per gli altri livelli dell’organizzazione universitaria e alle rappresentazioni che la rappresentanza studentesca sembra evocare all’interno della facoltà.
Un’attenzione intorno alla rappresentanza è scaturita nel periodo della riorganizzazione del calendario didattico, da più parti avvertita come problematica. In quell’occasione noi studenti ci siamo confrontati con l’assenza di una figura istituzionale che potesse farsene carico, supponendo come data e immodificabile nell’immediato, tale assenza. Ci basavamo su una tradizione consolidata di informazioni trasmesse oralmente, derivante da ulteriori comunicazioni non scritte, secondo cui i rappresentanti degli studenti al CdF fossero decaduti in seguito all’accorpamento delle ex facoltà di Psicologia1, Psicologia2 e Medicina2. Sapevamo di non avere più dei rappresentanti e questa informazione, nella situazione confusa e confusiva che sembra caratterizzare la nostra facoltà, ci è risultata sufficientemente plausibile: alla luce delle ultime informazioni ricevute dal vicepreside Violani, mettiamo fortemente in discussione quello che sembrava essere un dato di realtà.
Nell’ambito di questa confusione di fondo non ci interessa andare alla ricerca delle cause che hanno condotto alla situazione attuale: siamo mossi dal proposito che un’esplorazione del contesto universitario e della rappresentanza studentesca all’interno di questa possa portare a farci carico delle nostre aspettative in qualità di studenti rispetto alla formazione, a trovare spazi e tempi in cui queste possano incontrarsi con i vincoli e le risorse della nostra facoltà, a delineare degli obiettivi cui tendere e degli strumenti per perseguirli.
Facciamo l’ipotesi che, in una facoltà che ormai tiene insieme una serie di realtà dissimili e difficilmente sovrapponibili, i cui cambiamenti possono probabilmente essere vissuti come violenti, “calati dall’alto”, privi di un’attenzione alle proprie esigenze formative, ognuno di noi (con le più disparate esigenze) possa sentirsi non visto da una facoltà in trasformazione, in crescita, magari anche potente, ma sentita come impreparata a cogliere le questioni portate dagli studenti, che potrebbero essersi sentiti esclusi! Questo vissuto di esclusione assume senso se lo immaginiamo in una cultura studentesca per cui il rappresentante è allo stesso tempo sopravvalutato e svalutato, assimilabile a un magico, onnipresente, onnicomprensivo filtro tra le sedi decisionali e la popolazione di cui fa le veci, che promuove soluzioni coerenti con le emergenze, ma che solo una base elettorale “di fortuna” aveva messo in carica e che probabilmente appare poco capace di argomentare il proprio punto di vista e di creare dialogo con i soggetti altri della nostra facoltà. Con queste premesse, cosa ci saremmo aspettati da un rappresentante?

Un rappresentante così immaginato si sarebbe potuto occupare di diffondere capillarmente le informazioni, di acquisirne di nuove e inequivocabili, di riportarle a tutti gli studenti ed evitare lo smarrimento che ha caratterizzato l’autunno di molti di noi, in virtù del solo poter accedere direttamente alle sedi deputate a tali decisioni e di poter carpire informazioni essenziali per poter proporre la decisione migliore per tutti gli studenti. Chissà se un rappresentante con i superpoteri sarebbe riuscito a soddisfare le domande, le richieste e i bisogni posti da un indefinito tutti!

In una situazione così delineata, ci domandiamo se gli studenti avrebbero potuto esprimere il proprio punto di vista a riguardo o comprendere cosa stava accadendo: saremmo stati inermi anche se i rappresentanti fossero esistiti e/o avremmo avuto la possibilità di prendere parte alla riorganizzazione della didattica con la sola presenza dei rappresentanti? A quel punto la quantità e la qualità di comunicazioni ci sarebbe bastata?
Rimane la sensazione che essere rappresentati possa essere avvertito come qualcosa di buono e giusto, come uno spazio che di diritto debba essere riempito, ma che sia faticoso immaginare la rappresentanza come modo per aprire uno spazio di interlocuzione che potrebbe mettere gli studenti nelle condizioni di portare avanti dei punti di vista coerenti con degli obiettivi verificabili. Dicendo questo non pensiamo che sia sufficiente avere un ruolo affinché questo sia scontatamente accompagnato da funzioni e che le modalità comunicative o i processi decisionali all’interno della facoltà e dei corsi di laurea si scardinino automaticamente, rievocando l’onnipotenza e la sovra-responsabilizzazione di chi è a contatto con la fonte di informazioni primaria e diretta.

Riprendiamo a questo proposito una questione proposta nel resoconto relativo alla riunione del 7 febbraio. Si evocavano i concetti di “responsabilità”, ”delega”, e “competenza a risolvere problemi” con riferimento ad una rappresentanza immaginata come la migliore possibile proprio perché è stata eletta, dotata di un’intrinseca attitudine a rispondere ai problemi, investita della responsabilità di rappresentare la posizione degli studenti, ma anche lontana, delegata, impegnata in questioni che appaiono distanti dall’università, a cercare di rivendicare diritti violati. Rappresentanza che è chiamata a fornire soluzioni e se non ci riesce diventa incapace di utilizzare quella sua intrinseca competenza a dare risposte in concomitanza alle urgenze. Seguendo questa estremizzazione si evocano sentimenti di impotenza, reattività e vissuti quasi persecutori nei confronti di una gerarchia avvertita come incompetente, anche questa impegnata in chissà cos’altro. Di certo non nel fare comunicazioni funzionali, chiare e inequivocabili: basti pensare quanto macchinoso possa essere stato cercare di capire a chi rivolgersi per reperire un regolamento che si riferisca alle modalità di elezione dei rappresentanti degli studenti nel CdF, per scoprire che – alla fine i rappresentanti più plausibilmente eleggibili si riferiscono ai CdL. 

Immaginiamo che queste dinamiche possano attraversare anche degli ipotetici rappresentanti che, avvertendo la fragilità delle funzioni legate al ruolo che rivestono, potrebbero accorgersi dell’impossibilità di risolvere problemi senza aver pensato a degli strumenti – in primis strumenti conoscitivi . In una visione ulteriormente portata all’eccesso, si troverebbero, così, a fare i conti con una discrepanza di aspettative, come tra due fuochi: la popolazione studentesca tutta a domandare risposte coerenti con l’aver delegato la propria posizione e un sistema organizzativo burocratizzato quale può essere un Organo Collegiale, in cui le possibilità di movimento di uno studente sono vincolate da un sistema di regole gerarchico e lineare, in cui si segnano i presenti e gli assenti, si procede per mezzo di votazioni dirette, di cui si stilano verbali.

Come scardinare le nostre aspettative per cui la rappresentanza studentesca può cambiare il mondo o non serve proprio a niente? 



Nell’ipotesi che essere rappresentati possa aprire uno spazio di interlocuzione con le componenti altre del contesto di cui facciamo esperienza e in cui ci formiamo, ci pare imprescindibile una riflessione guidata dell’esplorazione rispetto a temi importanti, che ci riguardano e ci potrebbero condurre nella direzione di obiettivi perseguibili, dell’acquisizione di conoscenze e competenze volte a rendere utilizzabile la rappresentanza e a costruire delle chiavi di lettura che possano sostanziare argomentazioni che, senza alcuna pretesa di risultare oggettive, possano apparire quantomeno criteriate.

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