Partiamo da ciò che è auto-evidente. Il cartellone vuole rappresentare la formazione in psicologia che la nostra facoltà ci offre attraverso l'immagine metaforica del labirinto, tanto caro agli sperimentatori comportamentisti, nel quale i topi-studenti si avventurano nella speranza (?) di trovare l'uscita. Ma un labirinto non sarebbe tale se uscirne fosse facile: e allora ecco i nostri topi trovarsi davanti un muro dietro l'altro, muri che inevitabilmente impongono un arresto, qualche passo indietro, la ristrutturazione del proprio itinerario programmato, con annessi frustrazioni e allungamento di tempi. I muri che si incontrano sulla strada sono tutti diversi, e dipendono ovviamente dalle differenti esperienze. Questi sono quelli che abbiamo proposto noi:
- Riduzione appelli di esame e di laurea
- Nuove lauree triennali "culturali" (ma che vordì??)
- Docenti che non praticano la professione di psicologo
- Hai un problema? Vorresti rivolgerti a qualcuno? Hai mai chiesto dove e chi sono i tuoi rappresentanti?
- Numero chiuso lauree magistrali
- Esami a crocette
- Comunicazione e informazione tra studenti-studenti / studenti-professori / studenti-segreterie / professori-segreterie
- Potere decisionale all'interno della facoltà (gli studenti sono al gradino più basso)
- Mancanza di criteri di valutazione sulla formazione professionalizzante
Come è evidente, ogni muro porta un tema enorme, che sarebbe da trattare a parte. Lo spazio per iniziare a farlo vuole essere questo blog, come anche e soprattutto la riunione del lunedì. Ma gli stimoli del cartellone non si fermano qui. Innanzitutto perché questi sono solo alcuni dei muri possibili: nell'immagine potete anche vedere che al numero 4 vi chiediamo "E tu quali muri incontri?", trovando interessante non solo l'eventualità di inserire ulteriori temi a quelli elencati ma anche la possibilità di confrontare opinioni e visioni differenti: ciò che può essere un muro per qualcuno potrebbe non esserlo per qualcun altro.
Inoltre, è questo punto lancia una tematica a nostro parere molto importante, se si seguono le freccette che disegnano il percorso dei topi verso l'uscita, si scopre che le cose proprio alla fine del labirinto si fanno ancora più complicate. Ci si trova davanti a un bivio, e le possibili uscite sono due: i topi-studenti che faranno scelte diverse dimostreranno di avere anche pensieri radicalmente differenti.
Il primo studente dice:
"Ho fatto tutto di fretta come mi hanno detto di fare... Mi hanno detto di fare in fretta per essere bravo... Ma ora che ho messo piede fuori dall'università che faccio? Chi mi dice cosa devo fare?"
Il secondo, invece, appare molto meno spaesato:
"Ciò che studio mi interessa... Mi sono confrontato sempre con colleghi e professori, ho partecipato, pensato, detto la mia. Mi sento sempre più coinvolto e competente e ora con i miei colleghi abbiamo in mente un progetto con cui sperimentarci..."
Quello che proponiamo con questo cartellone, in sostanza, è che le modalità con le quali si costruisce un percorso di formazione all'interno dell'università, così come l'uscita da essa verso il mondo del lavoro, possono essere radicalmente differenti, e non dipendono esclusivamente dai muri che la struttura-labirinto ti fa trovare davanti. L'uscita la si troverà, questo è certo: è il modo con cui ci si approccia ad essa che può cambiare completamente le carte in tavola.
Nell'ultimo muro prima del bivio vi chiediamo: "Secondo te cosa fa la differenza?". E' l'altra domanda-fulcro del cartellone. Non è facile dare una risposta, e anche qui, le esperienze vissute cambiano di molto il pensiero su questo. La riflessione su questo tema è tutt'altro che semplice, ma una proposta vorremmo farvela, sperando di leggere i vostri pensieri su questa già nei commenti a questo post. Perché tra le enormi differenze nei pensieri dei due topi-studenti una salta all'occhio: se il primo, una volta uscito, si chiede chi può dirgli che cosa deve fare, il secondo, al contrario, non ha bisogno di una guida che lo prenda per mano, ma si riconosce delle capacità, delle competenze. La domanda dunque diventa: "Cosa rende uno psicologo competente?"
Ai futuri psicologi l'ardua sentenza.
Ma nessuno che ha visto questo cartellone o che ha letto questo post dice niente???? Nessuno sa rispondere a questa semplice domanda:cosa rende uno psicologo competente?Secondo te cosa fa la differenza? C'è una differenza?Voi quali muri incontrate? ...non c'è nient'altro da dire...?
RispondiElimina