venerdì 10 febbraio 2012

Resoconto assemblea 7 febbraio: Ma ci sono o non ci sono i rappresentanti? E ci saranno mai? (Informazioni e riflessioni sulla rappresentanza studentesca, in vista delle elezioni di marzo)

di Stefano Zanfino e Giuseppe Saracino

L'assemblea di martedì scorso è stata caratterizzata da una lunga riflessione sulla rappresentanza studentesca, iniziata attraverso le informazioni che il sotto-gruppo sulla struttura attuale della facoltà ha cominciato a raccogliere a riguardo. L'attenzione a questo tema è nata fondamentalmente dalle mobilitazioni di questo autunno riguardanti la riorganizzazione del calendario degli appelli, situazione nella quale è emersa una evidente carenza di comunicazioni tra il livello istituzionale della facoltà e la popolazione studentesca, aggravata da una perpetua assenza di rappresentanti degli studenti negli organi di facoltà.

Ciò che emerso a partire da ricerche successive è in qualche modo paradossale: una rappresentante in consiglio di facoltà eletta nell'aprile 2009 (e quindi teoricamente ancora in carica, dato che il mandato, stando al regolamento di ateneo allora in vigore, era di 3 anni) è stata informata dalla segreteria di essere decaduta dalla carica in seguito all'accorpamento della facoltà. Ora, paradossale in quanto se così fosse avrebbero dovuto indire immediatamente le elezioni, ma non solo: l'indirizzo dei vecchi rappresentanti è rimasto nella mailing list della presidenza, a loro continuano a essere inviati convocazioni e verbali dei consigli di facoltà. Non solo, ma leggendo gli ultimi verbali si può notare come essi risultino assenti ingiustificati! Ma se sono decaduti come mai vengono ancora inseriti nei consigli di Facoltà come se fossero ancora in carica? Negligenza o cosa?
Non sappiamo a cosa siano dovute queste contraddizioni, ma è palese che questo tipo di "distrazioni" hanno fatto sì che nell'ultimo anno e mezzo ci fosse un vuoto di rappresentanza studentesca, proprio nel momento in cui la facoltà è stata soggetta a enormi cambiamenti e riassestamenti, nei quali gli studenti non hanno avuto modo di essere, da un punto di vista istituzionale, coinvolti.

La situazione attuale non è meno paradossale: pare che sia stato approvato un “regolamento sulle nuove elezioni dei rappresentanti degli studenti nei consigli di Facoltà e in quelli dei corsi di Laurea” dalla Giunta di Facoltà del 19 dicembre, ma proprio a causa dell'assenza dei rappresentanti noi studenti non possiamo saperne ancora niente. Il vice-preside Violani alle nostre sollecitazioni ha telegraficamente risposto che il verbale della giunta dove sembra si sia discusso del regolamento non può essere diffuso prima di essere approvato al prossimo consiglio di facoltà, e che le elezioni dovrebbero essere a marzo (anche perché lo statuto Frati prescrive l'indizione delle elezioni durante un periodo di lezione). Peccato che sia il 10 febbraio e che le eventuali liste dovrebbero essere presentate (con almeno 40 firme) entro un mese dalla data delle elezioni. Il che rende strettissimi i tempi, e inverosimile il fatto che in questo momento gli studenti ancora non ne sappiano niente e non possano avere informazioni a riguardo.

In tutto questo, parlare all'interno delle riunioni di AL di rappresentanza studentesca non ci sembra solamente adatto alle contingenze, ma pensiamo di poterla anche considerare un'occasione utile per sviluppare una riflessione condivisa su questo concetto, riflessione che è possibile avviare in assemblea per poi riprenderla ed ampliarla in questa sede attraverso ulteriori "associazioni libere", così come vogliamo provare a fare nel proseguire questo resoconto.


Vogliamo partire da ciò che ci viene in mente pensando al concetto di "rappresentanza", anche in luce della discussione di martedì. La prima parola che è possibile associarci è "delega". La seconda, "responsabilità". La terza, "competenza particolare". Quest'ordine non salta fuori a caso, probabilmente. Il rappresentante degli studenti è prima di tutto qualcuno che deve fare qualcosa al posto di qualcun altro. Secondariamente, se questo qualcosa non funziona bene, è colpa sua, avrebbe dovuto agire meglio, o essere più presente. Solo in ultima battuta, viene in mente che è qualcuno che dovrebbe saper fare quello che fa, e averne gli strumenti adatti (quali questi siano poi, è nebuloso e sconosciuto ai più).
Ora, questo "qualcosa" lo si può comodamente sostituire con un "risolvere problemi".

Vogliamo chiederci ora: perché questa curiosa scala di priorità? Beh, si pensi ancora una volta da cosa è nata tutta questa attenzione alla mancanza di rappresentanti che ha caratterizzato le assemblee di fine novembre, come anche quelle di AL. E' nata da un problema da risolvere, che spesso abbiamo chiamato "emergenza". L'idea è che appena vi è un problema particolare (in questo caso, la questione appelli), il nome dei rappresentanti viene invocato come quello di un guru mistico, e l'assenza di questi, una volta scoperta, viene assunta come causa di tutti i nostri problemi, ovviamente accanto al sadico cinismo e alla bastardaggine insita a una "cattiva" gerarchia universitaria.

Si badi bene: quella sopra è un'estremizzazione, volta non a svalutare il senso della rappresentanza, ma a chiarire (e chiarirci) le possibili fantasie evocate in noi studenti da questo concetto. Va da sè che il ruolo di raccordo tra organi istituzionali e popolazione studentesca, quando ovviamente caratterizzato da una efficiente comunicazione a due vie tra i vari soggetti, renderebbe assai utile la funzione della rappresentanza studentesca; ed è indubbio che problemi come quello della nuova organizzazione didattica poco condivisa siano stati aggravati da una persistente carenza comunicativa.

Ma ci sembra non si possa pretendere di attribuire in toto l'emergenza di questo autunno a un'assenza di rappresentanza (ad esempio: lo si sapeva già a luglio che il calendario sarebbe cambiato. Se la notizia non si è diffusa è solo perché mancava qualcuno con l'obbligo istituzionale di diffonderla?), anche perché questo significherebbe rischiare di assegnare di riflesso una valenza salvifica alle elezioni e ai nuovi rappresentanti che dovrebbero uscirne.
L'idea è quella della "delega", quindi, e della "responsabilità" forte di cui un immaginato rappresentante dovrebbe farsi carico nei confronti dei problemi degli studenti, diventando in qualche modo il "risolutore" per eccellenza, punto di riferimento, raccoglitore di lamentele, volano per tutte le fisime e le rivendicazioni che gli studenti si faranno venire in mente. Questa è la versione, ovviamente ancora una volta estremizzata, delle fantasie sulla rappresentanza che ci è parso di cogliere (anche e soprattutto in noi stessi) sia nell'assemblea scorsa, sia nei vari anni passati all'università. Fantasie di cui inevitabilmente si immaginava AL investita nel momento in cui si fosse occupata della questione della rappresentanza, o, peggio ancora, avesse candidato e fatto eleggere propri rappresentanti. Fantasie che poi sfociano nella terza idea prima citata, quella delle "competenze particolari", strumenti mitologici e presumibilmente onnipotenti che un buon rappresentante dovrebbe possedere per svolgere al meglio il suo compito, e che quindi potrebbero miracolosamente portare dai problemi alle loro soluzioni (attraverso ovviamente il rapporto col potere che tutto decide).

Ci sembra di poter dire che le organizzazioni politiche (sia all'interno dell'università, che, probabilmente, al di fuori di essa) si sono attrezzate in vari modi per rispondere a queste fantasie, cercando di creare organizzazioni in primo luogo affidabili, e percepite come responsabili e capaci. In relazione ai problemi, prevedibilmente, quelle più efficaci risultano quelle in grado di fornire possibili soluzioni. Non tanto strumenti validi di analisi del problema, quanto soluzioni già precostituite.

Ci tornano alla mente le bacheche di "Libero Pensiero" all'entrata della facoltà, sulla sinistra. Non so se ci avete mai dato un'occhiata. Ciò che salta subito all'occhio è "noi non facciamo politica": aldilà della riflessione sull'idea di politica, troppo ampia per questo spazio, risulta chiara la volontà del distanziarsi dall'organizzazione politica presente allora in facoltà: il Collettivo. O meglio: distanziarsi dall'idea comune che, in quel tempo, del Collettivo si tendeva ad avere. Si veniva da poco dal movimento dell'Onda, nel Collettivo militavano una trentina di persone, e c'era ancora grande fermento nella speranza che le enormi manifestazioni dell'autunno riprendessero. Una forte attenzione, in quel momento, all'analisi politica della legge 133 e all'opposizione a questa sulla base di VALORI imprescindibili quali il diritto allo studio, l'importanza dell'Università Pubblica e generiche idee della sinistra radicale. Un movimento dunque che porta gli studenti per un certo periodo FUORI dal contesto universitario concreto, e dai problemi quotidiani e specifici della facoltà di Psicologia.
"Libero Pensiero" tenta di smarcarsi da tutto questo come? Ricordando che quella lista è ideata e composta da "studenti NORMALI, alle prese con problemi NORMALI" e sciorinando poi una serie di idee e di soluzioni particolari per alcuni problemi specifici avvertiti a quel tempo. Tutto costruito, insomma, da una parte in contrapposizione a un'organizzazione politica composta evidentemente da studenti ANORMALI o se vogliamo da NON-STUDENTI, completamente lontani dai problemi reali, e dall'altra parte sulla tendenza a voler soddisfare la fame di soluzioni ai problemi specifici che lo studente riporta, soluzioni semplici e veloci, senza la minima volontà di collegarle a un ragionamento. La tag-line del manifesto, guarda caso: "Vogliamo solo studiare e andare avanti".
Ora, secondo noi, quel manifesto, come le precedenti possibili riflessioni sulle fantasie evocate dalla rappresentanza studentesca, ci regalano dei dati importantissimi. Il primo tra questi è la mancata attenzione agli strumenti. Il rappresentante per "Libero Pensiero" (lista che ha ricevuto i 2/5 dei voti 3 anni fa) è qualcuno che ha le soluzioni, e che è attento ai problemi degli studenti normali come lui. Il rappresentante, più in generale, per noi studenti, sembra essere non solo colui che ha le soluzioni, ma che ha anche i superpoteri per attuarle; il rappresentante è colui che ci salverà, e se non lo farà sarà tutta colpa sua, o tutt'al più della gerarchia crudele e nemica.

In tutto ciò l'attenzione agli strumenti (quelli possibili, esistenti, reali, non superpoteri) è inesistente. Non si è mai pensato COME un rappresentante dovrebbe rapportarsi alla popolazione studentesca (magari in termini più efficaci di una mail-sportello di ascolto o di assemblee percepite come inutili e non partecipate), COME dovrebbe rapportarsi efficacemente alla gerarchia, QUALI e QUANTI spazi di movimento e di azione ha, QUALI sono le sue responsabilità e le decisioni a suo carico, QUALI sono le CONOSCENZE e COMPETENZE che potrebbero aiutarlo a sviluppare questo ruolo e a renderlo utile.

Associazione Libera potrebbe, pensiamo, costituire quello spazio di pensiero necessario alla costruzione di una rappresentanza studentesca competente e funzionale. Crediamo che una riflessione condivisa, che possa scaturire dalle risorse che regala un gruppo di discussione, potrebbe informare utilmente l'azione di un eventuale rappresentanza, in modo che possa, ad esempio, dare una voce alla componente studentesca all'interno degli organi istituzionali, voce che però sia carica di contenuti importanti e di interesse, come una lettura diversa, peculiare e utile di ciò che accade nella facoltà dal particolare punto di vista degli studenti (lettura che AL potrebbe diffondere parallelamente, attraverso riunioni e blog, al di fuori degli organi). Prendere parte, attraverso dei rappresentanti, alla vita della nostra facoltà potrebbe voler dire immettere un punto di vista ed un occhio a ciò che sta avvenendo nel processo di riorganizzazione di essa. In questo ultimo anno infatti è stato molto difficile, da parte di studenti e non solo, reperire informazioni e conoscenze sul nuovo riassestamento della nostra Facoltà. Un’assenza prolungata perpetuerebbe questo vuoto di conoscenza e sfavorirebbe sempre più l’impatto degli studenti (in ogni caso minima) nei processi decisionali che avverranno.

Questa rinnovata attenzione ai contenuti del punto di vista studentesco, che segue a un focus particolare sull'esplorazione conoscitiva che noi studenti potremmo effettuare (e stiamo cominciando a fare con AL) del nostro contesto, consentirebbe di ritrovare un interesse (da parte dei docenti, ma anche della popolazione studentesca stessa) in ciò che gli studenti hanno da dire, scardinando il forte vissuto di inutilità che fino ad ora ha permeato l'intera cultura universitaria nei confronti della rappresentanza (basti pensare che 3 anni fa hanno votato circa 300 persone su circa 7000 studenti di Psicologia 1).

Vissuto che può essere probabilmente scardinato anche a partire da una riflessione sulla fantasia di "risolutore" di problemi che un rappresentante può evocare. Riflessione che prende le mosse da un elemento di realtà: il rappresentante non ha la bacchetta magica, né i superpoteri. E di certo non ha nemmeno soluzioni preconfezionate ai problemi (talvolta, aggiungeremmo, neanche un'idea chiara di quali siano i problemi reali). I problemi, e le soluzioni a questi, vanno discussi, negoziati, elaborati in maniera condivisa all'interno della popolazione studentesca. Solo in seguito a questo complesso processo un rappresentante potrebbe realmente ed efficacemente "rappresentare" lo studente. Certo, è un processo che va costruito secondo dei criteri, che appaiono in questo momento di difficile costituzione. Criteri come, ad esempio, la definizione e l’attuazione puntuale di pratiche comunicative efficaci tra rappresentanti e popolazione rappresentata. Associazione Libera potrebbe, nella nostra idea, costituire una risorsa importante anche nell'intraprendere una riflessione su quest'ultimo punto.

Esplorazione conoscitiva, riflessione condivisa, nuova lettura del contesto, comunicazione efficiente: questi sono, in sintesi, i concetti-chiave che a nostro parere potrebbero ridare senso e utilità alla funzione della rappresentanza studentesca.

2 commenti:

  1. Caro Giuseppe, ho letto e purtroppo non condivido alcune riflessioni sulla lista "Libero Pensiero" da me creata. Vorrei puntualizzare che tale lista è stato ciò che di più spontaneo e pulito, se mi consenti, potesse nascere dalle ceneri di un tipo di rappresentanza ormai morta politicamente connotata (e purtroppo si vede). Se i rappresentanti di "Libero Pensiero" non hanno potuto operare è fondamentalmente per 2 motivi (che ho vissuto in prima persona), il primo riguarda il grande ostracismo che Presidenza, gli organi di facoltà e il collettivo hanno mostrato verso gente "nuova" che veramente poteva cambiare le cose (e non mi dilungo in particolari per non annoiare), il secondo, che forse è stato determinante, è stato la mancanza di impegno da parte di una base di studenti che ci avevano sostenuto con entusiasmo, ma che, anche a seguito degli ostacoli posti, via via hanno preferito "l'uovo" alla "gallina"..... si potrebbe disquisire a lungo, ma credimi, non serve. Per quello che mi riguarda, relativamente anche all'impegno delle rappresentanti, ho la coscienza pulita perchè almeno c'ho provato. Un caro saluto e in bocca al lupo! Giuseppe Di Maria (su facebook e su http://web.tiscali.it/liberopensiero2009)

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  2. Caro Giuseppe Di Maria, ti volevo far presente che il punto di vista espresso nel nostro resoconto rispetto alla rappresentanza e non ancora discusso col resto del gruppo è di una parte di noi, cioè di chi l'ha firmato. L'intento sicuramente è stato critico da parte nostra rispetto a "liberopensiero" per quanto riguarda la rappresentanza. Detto ciò non è nostra intenzione mettere in discussione lo spontaneismo che tu dichiari, nè tanto meno l'onestà del movimento o tua. Personalmente mi scuso con te se è passato il contrario. Il nostro intento è stato più che altro quello di rileggere attraverso una prospettiva storica e dal nostro punto di vista la questione della rappresentanza, criticando un certo sentire condiviso secondo cui un rappresentante abbia superpoteri e soluzioni veloci, facili e pronte per risolvere problemi. Ciò su cui stiamo riflettendo, invece, è cercare di ragionare su quali possano essere le ampie questioni dell'università e quali possano essere, in maniera realistica gli strumenti di un rappresentante o di un gruppo di rappresentanti. In ogni caso se ti va potresti venire in assemblea lunedì a portarci la tua diversa esperienza, in fondo tutti veniamo da esperienze o movimenti diversi che ci sono stati nella nostra Facoltà. Ti saluto anch'io e anzichè darti l'in bocca al lupo stavolta, mi auguro tu possa portare il tuo contributo, magari potremmo discutere insieme delle 2 questioni accennate da te e approfondirle dialetticamente insieme.

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