mercoledì 14 dicembre 2011

Resoconto riunione studenti di Psicologia del 13/12

Questo un resoconto, scritto da Giulio de Felice, dell'assemblea tenutasi martedì 13 dicembre, dalle 17 alle 19, in Aula 1.


--- questione rappresentanti : 
dopo il 15 dicembre uscirà il regolamento didattico di facoltà e con esso le procedure per eleggere i rappresentanti degli studenti e per l'istituzione dell'organismo studentesco: "osservatorio" o similia. 
--- questione "osservatorio" studentesco: procediamo con l'istituzione di questo organo studentesco come da regolamento didattico (speriamo!), in alternativa ci muoveremo al fine di occupare le "postazioni" dedicate agli studenti redatte nel nuovo regolamento didattico che come suddetto uscirà intorno al 15 dicembre p.v.
--- questione linguaggio: 
ci impegniamo in un uso meno tecnico del linguaggio psicologico-clinico favorendo una apertura di questo spazio , di quello del martedi in facoltà , di questo blog che ci impegniamo a far fermentare , insomma della comunicazione fra studenti in generale.
--- questione appelli: 
giuseppe saracino e giulio de felice portano avanti la questione per capire se l'appello di febbraio è considerato ,per ogni anno accademico, di recupero.In tal modo da poter chiarire l'eventualità del reinserimento di tale appello nell'anno accademico che verrà, con relativo spostamento in avanti del calendario didattico in riferimento al secondo semestre.
--- questione manifesto: 
stefano zanfino et.al. portano avanti questo processo di definizione del gruppo di lavoro studentesco del martedi che si è pragmatizzato nello stilare il manifesto e modificarlo nelle parti controverse emerse ogni martedi; contribuendo a fornire un identita a questa "associazione libera" tenendo sempre conto degli obiettivi di lavoro, del prodotto psicologico che per mezzo dell'"associazione libera" riunita ogni martedi in facoltà dalle 17 alle 19 in aula 1 , si materializza in scelte , proposte , idee , prese di posizione; le quali, emerse in quel luogo, fanno fallire ogni martedi di più l'organizzazione universtaria fondata sul potere che al suo interno non prevede uno spazio per gli studenti ed i loro prodotti.

8 commenti:

  1. Aggiungerei solo un punto alla "Questione osservatorio studentesco": ci si impegna, ai fini della possibile istituzione di quest'organo all'interno della nostra facoltà, a reperire informazioni sul funzionamento di esso nelle facoltà in cui è stato già adottato, come ad esempio l'ex ingegneria civile (il regolamento è qui: http://www.ing.uniroma1.it/index.php?option=com_content&task=view&id=668&Itemid=178 ; la composizione qui: http://www.ing.uniroma1.it/index.php?option=com_content&task=view&id=669&Itemid=141 )

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  2. Ciao a tutti :)
    Io vorrei portare il mio punto di vista riguardo qualche elemento emerso ieri dalla discussione, in particolare ho notato delle discrepanze tra il parlato e l'agito..
    mi spiego meglio:
    Inizialmente si è parlato di gruppo aperto, successivamente però è stata posta la problematica del "gruppo aperto si, ma non troppo o non subito".
    Come ho già espresso ieri, credo che un gruppo che parte come "chiuso" o "semi-chiuso",difficilmente possa poi diventare "aperto", poichè si fondano su basi diverse. Questo problema è poi evidenziato dal fatto che di Ex Psicologia2 nessuno ieri era presente, noi stessi non eravamo tantissimi ed infine il gruppo su facebook è un gruppo chiuso.

    Stiamo cercando di dare una voce a qualcosa che è ancora in fase embrionale, ma che insieme stiamo cercando di costruire, per questo credo sia prima di tutto necessario definire, o ridefinire il "taglio" che vogliamo dare al gruppo.
    Ribadisco che la mia non vuole essere una critica, ma una riflessione ;)

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  3. Ciao a tutti! Vorrei portare il mio punto di vista in seguito ai resoconti delle ultime riunioni e alle mie sensazioni non soltanto in merito, ma anche dovuta alla partecipazione a qualche incontro tenutosi il martedì nell'aula 1 di ex psicologia 2. L'impressione che ho a primo impatto è che ci si sta progressivamente allontanando dal fulcro della questione che ha portato da quello che ho potuto capire all'istituzione dello spazio del martedì, spazio che è stato dichiarato più volte essere un momento di riflessione su ciò che sta accadendo nella nostra facoltà e ci coinvolge direttamente ma anche di partecipazione e proposte per il cambiamento; in parole povere se prima ci si soffermava sull'"emergenza" nuova didattica, che risulta non legale rispetto al manifesto degli studenti e lo statuto della Sapienza, tant'è che la proposta dell'istanza legale sembra essere scomparsa dalla discussione, ora mi sembra che ci si stia soffermando sull'istituzione di questo spazio come organo riconosciuto all'interno della facoltà, della questione elezione rappresentanti e la questione "appelli" (curioso anche il fatto che da didattica l'attenzione si sia spostata sugli appelli). Ora lungi dal criticare quello che si sta facendo in merito mi piacerebbe stimolare un pensiero su tutto questo e magari avere anche uno risposta da chi più attivamente di me si sta occupando di queste situazione. Insomma che sta succedendo? Non sarebbe possibile portare contemporaneamente avanti sia la questione didattica a lungo termine che la questione appelli nel breve periodo, per non parlare poi del fatto che nulla toglie che in tutto ciò si eleggano dei rappresentanti degli studenti (la cui presenza credo sia fondamentale a prescindere dall'emergenza stessa)? Ho come l'impressione che si stia perdendo il l'attenzione su qualcosa di centrale...

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  4. Cara Veronica, mi chiamo Giuseppe e mi sento di rispondere alla tua mail, in quanto mi sento chiamato in causa come "chi si sta occupando più attivamente della questione". Ritengo importante che già dopo poche riunioni senti che si sta creando una suddivisione tra "chi si occupa più attivamente della questione" e "chi no". Io personalmente mi sento già scomodo in questa posizione poichè non mi sento di occuparmene più attivamente di qualcun altro, ma mi interessa partecipare per dire la mia e partecipare a questo processo di partecipazione tra studenti. Detto questo il mio modo di vedere "che cosa sta succedendo" in queste riunioni è che, in un momento iniziale di organizzazione di un assemblea diventi importante cominciare a definirsi, a definire propri obiettivi e funzioni di gruppo e individuali e credo che sia quello che si sta cercando di fare. Proprio per questo diventa rilevante il contributo che ciascuno può portare, se si decide di portare avanti un progetto condiviso e non deciso da "chi partecipa più attivamente". Per questo ti invito a portare anche tu la tua in modo tale che i tuoi dubbi, perplessità, proposte possano entrare nel processo del gruppo che si sta formando durante le assemblee in aula1. Rispetto alla difficoltà a definire obiettivi,etc etc, credo che non a caso tra i vari temi emersi sia uscita la questione del linguaggio, di cui si è molto dibattuto. Dal mio punto di vista la problematicità con cui è visto il linguaggio in questo momento, esprime proprio la difficoltà di studenti che si incontrano a comunicare e a condividere vari punti di vista. Quindi mi permetteri di dire che non si tratta di parlare più o meno tecnicamente, con un linguaggio più o meno comprensibile, ma di riuscire a utilizzare i vari modi di vedere che spesso sono inconciliabili in vista di un obiettivo da costruire insieme. E allora mi chiedo se poi sia così inconciliabile ad esempio la questione "osservatorio" (che è uno strumento che possiamo costruirci noi se vogliamo) dalla questione "didattica". Sono questioni secondo me da definire in maniera condivisa.
    Per quanto riguarda la questione appelli, si tratta di una questione a lungo termine che invito Giulio ad esplicitare in questo blog, visto che io non te la saprei spiegare in maniera chiara.

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  5. Prendo spunto dai commenti di Chiara e Veronica per approfondire la riflessione sul senso e gli obiettivi che possiamo condividere nei diversi spazi che stiamo cominciando a costruire. Parto da un'informazione utile che entrambi gli interventi sembrano mettere in evidenza: si parla di "discrepanza fra il parlato e l'agito", fra presupposti dichiarati di apertura del gruppo a tutti gli interessati e una strutturazione "chiusa" degli spazi di riflessione e dialogo; così come si parla di "perdita dell'attenzione su qualcosa di centrale", di discrepanza fra scopi anche qui dichiarati di abbandonare l'intervento sull'"emergenza" e sviluppare azioni a lungo termine e l'attenzione alla questione appelli, vista come ambito d'intervento nel breve periodo. Comincio a mettere in connessione le diverse dicotomie che organizzano questa discussione: frattura fra un prima e un dopo, fra quanto viene detto e quanto viene fatto, fra gruppo aperto e gruppo chiuso, fra l'emergenza/breve periodo e il progetto a lungo termine, fra la "nuova didattica/questione originaria" e "appelli/osservatorio/nuove questioni". Ma anche fra linguaggio tecnico/accessibile a pochi e linguaggio condiviso. Ritengo che il senso di "smarrimento" che ci sta attraversando in questo momento possa esserci utile per ripensare a quali sono le nostre premesse: chi siamo, come ci definiamo? In relazione a quali obiettivi e a quale ipotesi di cambiamento? Cosa ci interessa costruire e con chi ci interessa relazionarci? Smarrirci a mio avviso significa prima di tutto mettere in discussione una delle più radicate aspettative che caratterizzano la visione degli studenti: una volta che nasce un gruppo che si propone di "intervenire" e discutere in vista di un cambiamento sulle diverse questioni universitarie, l'attesa di chi vi entra è quella di presentare un problema e chiedere all'altro "più informato", "che partecipa più attivamente", come "fare" per risolverlo. Questa attesa viene quasi subito sconfermata dal fatto che nessuno ha la soluzione in mano e si finisce spesso per utilizzare lo spazio condiviso di volta in volta come luogo nel quale lamentarsi di ciò che non funziona, come luogo di identificazione e di costruzione di un'appartenenza o, viceversa, di contrapposizione verso un esterno (le istituzioni e i poteri "forti" interni alla facoltà, gli altri studenti non partecipanti) o verso un interno vissuto come elitario da cui uscire (i membri "più attivi" o più "direttivi" che non danno risposte efficaci e che si chiudono su se stessi). (Continua...)

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  6. Propongo questa riflessione non tanto per certificare se effettivamente il nostro sia un gruppo chiuso, anzichè aperto, o se concretamente c'è una contrapposizione non risolta fra la questione didattica e la questione appelli. Leggo più che altro le questioni sollevate come proposta per riflettere su quella "difficoltà di studenti che si incontrano a comunicare e a condividere vari punti di vista", di cui parla Giuseppe nel precedente intervento. Difficoltà che è generata proprio dal riconoscere che non ci sono soluzioni immediate e che la "costruzione" e la "condivisione" non sono facili da raggiungere e non sono date una volta per tutte. Entro più nello specifico. Più che vedere se effettivamente siamo un gruppo aperto o chiuso, chiediamoci cosa intendiamo per "apertura a tutti": il nostro fine è riuscire a captare più studenti possibili, nell'ottica che "l'unione fa la forza", che "più siamo meglio è"? Oppure stiamo nel timore che in fondo se c'è una maggioranza esclusa dal nostro dibattito, quest'ultimo diventa necessariamente privo di obiettivi, magari autoriferito, che finisce per contorcersi su se stesso ed interessare soltanto noi che ne facciamo parte? Allora ritorno alla questione delle premesse: cominciare a definire intanto chi siamo noi e quali obiettivi ci poniamo, è un modo per costruire o per chiuderci? Se fossimo in cento, anzichè in quindici, saremmo maggiormente in grado di chiarirci le idee perchè "più teste, più idee", oppure ci confronteremmo comunque con la confusione di riconoscere che ancora non sappiamo cosa stiamo andando a costruire? Allo stesso modo, quale senso ha vedere la didattica, gli appelli, l'osservatorio e la rappresentanza come ambiti distinti, quasi in conflitto fra loro, secondo la contrapposizione dell'emergenza e del progetto a lungo termine? Nessuno di questi argomenti sarà risolto a breve termine. Sono tutte questioni da definire. Gli appelli, ad esempio, non sono altro che la punta di un iceberg, di cui forse ancora non conosciamo la base. Allora, forse, la sensazione di perdita del "punto centrale", rimanda all'idea che non ci sia spazio per trattare certi argomenti. Costruire in modo condiviso significa proprio scegliere insieme di che cosa vogliamo parlare nell'assemblea e sul blog, così come nei diversi spazi virtuali.

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  7. Ciao a tutti, mi riallaccio al movimento dalla questione che Chiara riporta, e che anche in assemblea ho voluto sottolineare. PArtendo dal pensiero di Stefano dell'assemblea di martedì riutilizzo le parole che ha usato e cioè "lettura della realtà". Mi preme riportare come punto da tener sempre in considerazione, il fatto che ogni volta che contribuiamo con idee o proposte noi stiamo dando una lettura della realtà, costruendola. Utilizzo quindi le parole finali di Stefano come inizio del mio pensiero.
    Questo discorso rientra nella questione del linguaggio da utilizzare tra di noi e nella questione del "taglio" da darci. Sono andato in confusione quando Simone invece di "aperto" o "chiuso" ha utilizzato per il gruppo gli aggettivi "definito" e "non definito". E mi sono accorto che questa necessità di trovare delle categorie con cui definire il gruppo (che tra l'altro mi piace definire come un "processo") non ce l'ho. Mentre scrivo ho provato a sostituire alla parola gruppo, la parola processo, affiancando gli aggettivi... così : processo aperto, processo chiuso, processo definito, processo non definito. E nessuna di queste associazioni m'illumina la strada per trovare un senso e un arricchimento per capirci qualcosa in più.
    Penso che il solo fatto che ora abbiamo avviato un processo, implica la consapevolezza che di norma, in senso strutturale ( e non legislativo :-), esiste una forte componente d'incertezza, di insicurezza, ambiguità e vuoto all'interno del gruppo. Che condividiamo quando c'incontriamo e discutiamo. Questo punto iniziale del gruppo deriva dalla prima funzione che penso ci ha aggregato che è quella di creare dei confini, di essere noi stessi dei confini di qualcosa; a cominciare dalla prima assemblea. un po' come se avessimo tracciato sul terreno un perimetro. NOi stessi siamo il perimetro. E questo è un risultato. Siamo aperti perchè la porta in aula1 è aperta, come il blog. E rimaniamo su due staffe utilizzando i gruppi Facebook; ma la possibilità a chi viene a conoscenza di tutto questo di aggregarsi e partecipare non viene negata o ostacolata.
    E vorrei proporre a Stefano che si occupa della gestione del blog e a tutti quanti se siete d'accordo, di creare delle cartelle documenti. una in cui mettere "manifesto degli stud, Statuto di Ateneo, e futur. rego didattico.. insomma tutti i documenti che ci riguardano e descrivono le linee guida dei nostri rapporti con la Facoltà e l'università. Inoltre quello che è successo a Chiara e a chi si è presentato all'esame è un qualcosa da registrare come documento; a testimonianza che le cose non funzionano non solo nel programmare la didattica, ma anche nell'eseguirla. Cazzo. L'utilizzo di documentare questi danni al nostro percorso formativo (che cominciano ad essere di una certa consistenza; a me al massimo non si è presentata la Ortu durante il suo ricevimento 1 mese prima della laurea) potrebbe ( e secondo me "dovrebbe") essere funzionale a dare una lettura più obiettiva di quest'anno che verrà. Un supporto che aiuterà sicuramente a rendere evidenti gli errori di un corpo dirigente che non può avvalersi di statistiche passate relative a valutazioni di altre facoltà o corsi di laurea, ma che sarà oggettiva e specifica della nostra Facoltà. Quindi farei una cartella Eventi (del cazzo mi viene da dire) ...non mi viene in mente di meglio ora :-) ...cmq che raccoglie tutti (spero per noi che saranno pochi) i danni subiti da noi studenti. Che ne dite?

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  8. ...continua...


    finisco rivolgendomi a Veronica...mi associo a Giuseppe quando dice che siamo un gruppo che decide in autonomia di occuparsi di alcune questioni. Ti invito a proporre la questione istanza all'interno del gruppo....porta al centro quel qualcosa che pensi si stia perdendo...Personalmente sarei interessato a costruire una linea istantanea come un'istanza (che poi tanto istantanea non è :-) ....
    Sulla scia del discorso di Marco( che in parte mi è servito per affrontare,dandogli sostanza, quel vuoto e quell'incertezza di cui sopra)mi piace pensare che stiamo prendendo corpo in modo flessibile e graduale, dando importanza alla riflessione e alla costruzione passo dopo passo di qualcosa che poi scopriremo cosa diventerà; insomma nelle assemblee di dicembre c'è già stato un evoluzione quantitativa (perchè altre persone si sono aggiunte in assemblea) e qualitativa, perchè hanno contribuito al processo sollevando e portando punti di vista, che ci stanno portando ora a discutere. E questo modus vivendi (o meglio existendi) di cui il gruppo si sta caratterizzando mi piace perchè non dà illusioni su possibili cambiamenti radicali (tipo fare un'occupazione subito...che però lascio sempre opzione aperta) rimanendo su punti pragmatici in cui COLLABORARE (ovvero le questioni già citate e quelle che verranno)lasciando aperti punti da proporre. a breve e a lungo termine.

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